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La rete delle conoscenze nefrologiche

Vol. 15 - 1998

n. 3 - maggio - giugno

  • La nefropatia ostruttiva (Rassegne e Aggiornamenti)
    E. Pizzarelli, Q. Maggiore

    Riassunto non disponibile

  • Produzione linfomonocitaria di interleuchina 12 in pazienti uremici cronici
    C. Libetta, B. Memoli, V Bisesti, L. Marzano, B. Guida, T Rampino, A. Dal Canton, V.E. Andreucci

    I pazienti affetti da uremia cronica presentano una depressione del sistema immune che interessa primariamente la risposta cellulo-mediata. L'IL-12 è una citochina pleiotropica prodotta nelle prime fasi dell'infezione dalle cellule monocitarie e capace di stimolare i linfociti T-helper (responsabili della risposta cellulo-mediata) alla produzione di interferone-gamma. Allo scopo di valutare il ruolo dell'IL-12 nell'immunodeficienza dei pazienti uremici cronici, abbiamo studiato 13 pazienti in trattamento emodialitico standard (EDE), 6 pazienti uremici cronici non dializzati (IRC) e 6 soggetti normali (CON). A tutti i soggetti inclusi nello studio veniva praticato (ai pazienti in EDE, prima del trattamento dialitico) un prelievo di sangue intero. Le cellule mononucleari periferiche sono state isolate per gradiente di densità ottenuto mediante centrifugazione con ficoll-hypaque ed incubate per 48 ore in Iscove's medium da solo e con l'aggiunta di lipopolisaccaride. Sul sovranatante delle colture è stato eseguito con metodo ELISA il dosaggio dell'IL-12 (p70). Il nostro studio ha dimostrato che la produzione spontanea di IL12 da parte delle cellule linfomonocitarie ottenute dai pazienti in dialisi extracorporea (59.1 ± 39.9 pg/ml) è statisticamente più alta rispetto a quella ottenuta dalle PBMC dei soggetti controllo e dei pazienti uremici cronici in terapia conservativa (rispettivamente 6.8 ± 7.3 e 18.8 ± 11.9 pg/ml, p < 0.05). Al contrario, la produzione di IL12, dopo' stimolo mitogenico, era significativamente ridotta nei pazienti dializzati (54.7 ± 23.6 pg/ml) se paragonata alla produzione dei controlli e degli uremici cronici non dializzati (180.4 ± 98.8 e 102.0 ± 60.9 pg/ml, rispettivamente, p < 0.05). In conclusione i nostri dati mostrano che le cellule monocitarie dei pazienti EDE presentano una aumentata produzione spontanea di IL-12, ma una ridotta risposta agli stimoli mitogenici sia rispetto alle cellule mononucleari di CON che dei pazienti IRC. Poiché l'IL-12 gioca un ruolo centrale nell'immunità cellulo-mediata, la sua alterata produzione monocitaria potrebbe essere coinvolta nel meccanismo patogenetico dell'immunodepressione dei pazienti uremici cronici in trattamento.

  • Studio dei compartimenti corporei dell'uremico cronico obeso in emodialisi mediante analisi di bioimpedenza con grafo RXc
    T Teodori, L. Collodel, G. Gatti, G. Amici, G. Palminteri, E. Susanna, B. Rossi C. Bonesso, A. Piccoli

    L'analisi di bioimpedenza (BIA) consente la valutazione non invasiva dell'idratazione, della FFM e FM corporea. Tuttavia, nel nefropatico, come anche nell'obeso, le formule di regressione convenzionali producono stime distorte dei volumi corporei. Pertanto abbiamo seguito un nuovo approccio nell'analisi della BIA, denominato grafo RXc, per valutare l'effetto della rimozione intradialitica di fluidi in pazienti uremici obesi. è- stata condotta la BIA, prima e dopo dialisi, su un gruppo di 27 uremici di controllo con BMI < 29 kg/m2 (15 M, 12 F, età media 57 e 60 aa) e su un gruppo di 26 uremici obesi con BMI > 29 (14 M, 12 F, età media 58 e 66 aa), sottoposti allo stesso trattamento dialitico. La rimozione di 3.0-3.6 L nei M con BMI < 29 e > 29 e di 2.2-2.9 L nelle F con BMI < 29 e > 29 ha indotto un allungamento significativo del vettore medio di impedenza, con migrazione dal polo inferiore al polo superiore dell'ellisse di riferimento senza differenze significative nei 4 gruppi studiati. Un'appropriata analisi delle misure dirette di resistenza e reattanza, standardizzate per altezza, consente di valutare in modo affidabile lo stato di idratazione dell'uremico indipendentemente dalla FM. L'obesità quindi non introduce distorsioni nella valutazione dell'idratazione.

  • Efficienza depurativa di una membrana sintetica in SPAN in corso di emodiafiltrazione soft
    L. Pedrini, V. De Cristofaro

    Recenti studi hanno evidenziato che l'elevata biocompatibilità e capacità di rimozione convettiva delle membrane sintetiche in dialisi (HD), oltre che ritardare il manifestarsi della patologia amiloidosica, può ridurre l'incidenza di quella cardiovascolare e dismetabolica, e migliorare la sopravvivenza di pazienti acuti e cronici in trattamento dialitico, stimolando la ricerca di membrane cellulosiche più biocompatibili, o sintetiche con più spinte prestazioni depurative diffusive e convettive. L'uso di queste, in tecniche convettive/miste, è tutt'ora limitato dai costi e da una permeabilità diffusiva talvolta non ottimale. In questo studio è stata verificata, in 12 pazienti in HD, l'efficienza depurativa per un ampio range di soluti di una membrana sintetica in SPAN (1.3 m2) in corso di emodiafiltrazione soft. Tale tecnica ha consentito un'efficiente rimozione di piccoli soluti (Kt/V equilibrato urea 1.04-1.14), e buone clearance del fosforo (1 90 - 223 ml/min) e della Vit. B12 (117 - 127 ml/min), con una rimozione media di beta2-microglobulina di 120 e 179 mg per seduta a Qb 300 e 500 ml/min. I vantaggi a breve e lungo termine di un'elevata biocompatibilità e le prestazioni depurative complessive, ottenuti a costi paragonabili a quelli di una HD con membrane cellulosiche modificate, consentirebbero di proporre la strategia studiata come trattamento di routine in un più ampio numero di pazienti.

  • Prevalenza dell'infezione da HGV in pazienti emodializzati della Sicilia orientale

    G. Seminara, M. Giordano, E. Insirello, A.M. Roccazzello, G. Tringali, A.M. Zoccolo, N. Restuccia, S. Fichera, P Castellino

    I virus epatititci costituiscono uno dei principali problemi infettivi nei pazienti emodializzati. In questo studio, abbiamo valutato la prevalenza, i fattori di rischio e le implicazioni cliniche, legati all'infezione da parte di un nuovo virus epatititco, denominato HGV, in un gruppo di pazienti emodializzati della Sicilia Orientale. Sono stati testati i sieri di 85 pazienti emodializzati (49 M, 36 F; età media 62 ± 15 anni, età dialitica media 55 ± 51 mesi).
    L'HCV RNA è stato ricercato mediante RT-PCR, utilizzando primers dedotti da una regione non-strutturale del genoma virale. L'HGV RNA è stato evidenziato in 5/85 pazienti, emodializzati (6%), indicando una prevalenza di infezione simile a quella di altre aree geografiche. UHCV Ab e l'HBsAg erano presenti rispettivamente nel 21 e nel 9% dei pazienti. Nessuno dei pazienti HGV positivi presentava co-infezione da HCV; I paziente presentava positività per HBsAg e 2 positività per HBs/HBc/HBe Ab. Quattro pazienti HGV positivi avevano precedentemente ricevuto emotrasfusioni. Al momento dello studio, le transaminasi erano nella norma in tutti i 5 pazienti HGV positivi. La durata del periodo emodialitico nei pazienti HGV positivi era compresa tra 5 e 125 mesi. In conclusione la prevalenza di infezione da HGV tra i pazienti emodializzati della Sicilia orientale non si discosta da quella osservata in altri centri europei ed extraeuropei. L'infezione HGV non è associata ad un'elevazione dei livelli sierici delle transaminasi. L'infezione da HGV sembra essere correlata a precedenti emotrasfusioni, ma non alla durata del periodo emodialitico.

  • Emodialisi Profilata: un nuovo approccio nel trattamento dell'ipotensione intradialitica
    L. Colì, G. La Manna, V. Dalmastri, A. De Pascalis, G. Pace, C. Stefanio, G. Santese, E. Zacà, Ursino, G. Feliciangeli, G. Mosconi, C. Raimondi, C. Perna, S. Stefoni
     
    Negli ultimi 10 anni la percentuale di pazienti con ipotensione intradialitica si è mantenuta elevata nonostante il largo uso di tecniche emodialitiche alternative all'Emodialisi Standard (SHD). Ciò è in relazione al progressivo aumento dell'età media di questi pazienti e dell'elevata percentuale di cardiovasculopatici e diabetici. L'Emodialisi Profilata (PHD) è una tecnica alternativa che si propone come nuovo approccio nel trattamento dell'ipotensione sintomatica intradialitica. Essa si basa sulla modulazione intradialitica della concentrazione del sodio nel dialisato, utilizzando un profilo individuale elaborato per mezzo di un modello matematico di cinetica intradialitica di sodio ed urea. Lo scopo della PHD è quello di mantenere la volemia efficace al di sopra del livello critico del paziente contrastando il calo intradialitico dell'osmolarità plasmatica e quindi intensificando il refilling intravascolare dei fluidi.
    Questo lavoro si propone di validare clinicamente la PHD verificando la sua capacità, comparativamente con la SHD, nel mantenere più stabile la volemia efficace intradialitica, la pressione arteriosa media, la frequenza cardiaca e la funzione cardiovascolare.
    Dodici pazienti uremici, affetti da ipotensione in corso di SHD, sono stati studiati durante 12 sedute di SHD (una per ogni paziente) e 12 sedute di PHD (una per ogni paziente) condotte con l'obiettivo di ottenere a fine dialisi la stessa rimozione di massa totale di sodio e lo stesso calo ponderale. Durante tali sedute sono state monitorizzate le variazioni percentuali del volume ematico per mezzo della crit-line, la pressione arteriosa media e la frequenza cardiaca direttamente, e la gittata cardiaca e la gittata sistolica indirettamente attraverso l'ecocardiografia bidimensionale-color-doppler.
    Come risultati il confronto fra le due tecniche dimostra che la PHD consente una maggiore stabilità, rispetto alla SHD, della volemia efficace intradialitica, della pressione arteriosa media e della funzione cardiovascolare, soprattutto durante la seconda e la terza ora della seduta dialitica.     

  • Danno ossidativo ed elementi traccia nei pazienti in emodialisi
    G. Bufano, P. Pecchini, P. Ravani, P. Morstabilini, N. Denti, S. Testa

    I pazienti emodializzati presentano variazioni dei livelli plasmatici di elementi traccia, tra cui quelli coinvolti nei sistemi antiossidanti, quali selenio, zinco e rame.
    Scopo del lavoro è verificare se esiste correlazione fra le alterazioni suddette e alcuni marker di danno ossidativo, quali trombomodulina (TM), fattore di von Willebrand (vW) e LDL ossidate. Sono stati studiati 64 pazienti (39 maschi e 25 femmine) in emodialisi cronica; criteri di esclusione sono stati la presenza di angina pectoris, infarto del miocardio, TIA o stroke, ischemia arteriosa periferica, diabete, vasculite, LES. I livelli plasmatici di selenio, zinco e rame sono risultati inferiori a quelli del gruppo di controllo, costituito da volontari sani. I marker di danno ossidativo sono risultati elevati; tuttavia l'analisi statistica non ha permesso di evidenziare correlazioni tra questi parametri e i livelli di selenio, zinco e rame. Si è invece evidenziata una correlazione positiva fra colesterolo totale e vW (p < 0.005). I nostri dati non permettono di concludere che il deficit di selenio, zinco e rame sia responsabile diretto del danno vascolare del dializzato, mediato da meccanismo ossidativo.

  • Effetto della Ciclosporina sulla trigliceridemia in pazienti con anzianità di trapianto superiore a otto anni (Lettera alla Redazione)
    A. Verzola, P.L. Bedani, P. Gilli

    Riassunto non disponibile

  • Confronto tra indicatori prognostici e schemi terapeutici in 57 casi di glomerulonefrite membranosa (Lettera alla Redazione)
    P. Ghiringhelli, P. Pecchini, M. Arisi, G. Bufano, P. Pecchini

    Riassunto non disponibile

  • L'infezione dell'emergenza e del tramite: nuove soluzioni ad un vecchio problema. Proceedings del Simposio Satellite del 38° Congresso della Società Italiana di Nefrologia

    R. Scanziani, G. Amici e Gruppo di Studio Italiano di Dialisi Peritoneale

    Riassunto non disponibile



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