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Best practice

La refertazione in ecografia nefrologica

Definizioni

Le cisti renali

La cisti renale è una formazione a contenuto liquido delimitata da una parete, pertanto appare come un'area anecogena, che si mantiene tale anche ad elevata amplificazione dei segnali. Presenta le caratteristiche ecografiche semeiologiche secondarie comuni a tutte le formazioni liquide, ovvero il rinforzo di parete posteriore, le ombre acustiche laterali ed i fenomeni di riverbero.

Le cisti vanno definite per sede, forma, numero, dimensioni, caratteri delle pareti, contenuto, presenza di setti, bilateralità.

  • Sede: rispetto alla struttura renale da cui origina: corticale/polare/mesorenale; a sviluppo esofitico, parzialmente o totalmente; intraparenchimale; del seno renale.
  • Forma: rotondeggiante, ovalare, a contorni policiclici.
  • Numero: se sono più di una se ne può indicare il numero e, se per i caratteri morfologici si tratta di cisti semplici, ci si può limitare all’indicazione del numero e alla dimensione di quella più grande.
  • Dimensioni: si indica generalmente il diametro maggiore. 
  • Caratteri delle pareti: lo spessore, se sottile, non va descritto. Se la parete è ispessita, si segnala ed eventualmente si può riportare la misura e la distribuzione, se irregolare o complicata da calcificazioni o da vegetazioni polipoidi o sessili endocavitarie (sottili, ispessite più o meno uniformemente, con calcificazioni). È possibile riscontrare cisti semplici o corpuscolate delimitate da pareti più o meno regolari con presenza di vegetazioni polipoidi o sessili endocavitarie.
  • Contenuto (anecogeno, ipoanecogeno, con elementi in sospensione), in base al quale definire se la cisti è semplice (completamente anecogena) o complicata (struttura mista, disomogenea). Il contenuto può essere: uniforme o parzialmente occupato da materiale; strutturato con ecostruttura complessa, similparenchimatoso con aspetto misto iperecogeno-ipoecogeno.
  • Setti: se presenti nella cisti, ne va segnalata la presenza e si può definire la cisti minimamente complicata”. Tali sepimentazioni vanno caratterizzate in termini di spessore, regolarità e vascolarizzazione, informazioni indicative della loro natura benigna o maligna. Se il/i setto/i hanno uno spessore superiore a 1 mm questo va riportato, in quanto può essere espressione di patologia neoplastica e quindi richiede un monitoraggio ecografico ravvicinato o un ulteriore accertamento.
  • Bilateralità/monolateralità.

 

Definizione delle principali malattie cistiche renali

  1. Malattia cistica renale 

Cisti semplice tipica:  immagine perfettamente anecogena, a forma tondeggiante od ovalare, a limiti netti e definiti, con rinforzo acustico posteriore e coni d’ombra acustici laterali. Nel referto ci si limiterà alla definizione di cisti semplice tipica, specificandone il numero, la sede, la forma ed il diametro maggiore. Se si tratta di malattia policistica in fase conclamata o se le cisti sono particolarmente numerose non se ne riporterà il numero e si indicheranno le dimensioni delle cisti più grandi.

Cisti atipica e complicata. La cisti atipica è una cisti semplice che perde alcune delle sue caratteristiche ecografiche, potendo essere irregolare per:

  • contenuto: mancanza della completa anecogenicità per la presenza di echi interni, che se fini ed omogenei sparsi all’interno della cisti orientano verso un processo emorragico o flogistico, se grossolani ed iperecogeni verso un processo emorragico con coaguli o verso una necrosi tumorale, se grossolani aggettanti dalla parete verso un processo emorragico con grossi coaguli di natura benigna o verso vegetazioni da processo neoplastico.
  • forma: irregolarità del contorno, non sempre espressione di malignità, ma a volte dovuta a compressione o collabimento;
  • parete: aumento dello spessore, diffuso (più frequentemente nelle cisti infiammatorie) o focale (più spesso in caso di neoplasia a partenza dalla parete della cisti).
  • la presenza di calcificazioni, isolate, a guscio d’uovo o su aggettanti endocistiche.
  • È possibile infine riscontare la presenza di sepimenti interni sottili (< 1 mm), che possono essere unici o multipli. Se di spessore superiore ad 1 mm, numerosi ed irregolari, sono sospetti per neoplasia o per cisti multiloculare ed impongono una diagnosi differenziale con la cisti parassitaria da echinococco.

Nel referto si descriverà la lesione cistica, precisandone la sede e le dimensioni, oltre ai caratteri per cui viene definita complicata. Se necessario, dovrà essere precisato il successivo iter diagnostico (follow up ecografico a breve, ulteriori indagini strumentali).

 

Secondo la classificazione di Bosniak, le masse cistiche o simil-cistiche possono essere classificate in 4 categorie:

  1. cisti semplice benigna;
  2. cisti benigna minimamente complicata (con setti sottili, piccole calcificazioni, rari echi interni);
  3. cisti complicata (cisti multiloculari, cisti emorragiche, cisti infette);
  4. carcinomi cistici.

Le lesioni appartenenti alle prime due classi sono sempre benigne ed è sufficiente eseguire un follow up ecografico longitudinale; per le formazioni delle ultime due categorie, l’ecografia non è di per sé sufficiente  ed è indicato ricorrere ad ulteriori accertamenti.

 

2.     Rene multicistico e malattia policistica dell’adulto (ADPKD) 

In caso di cisti renali multiple, va definito se siamo di fronte ad una condizione di rene multicistico ovvero di malattia policistica renale.

L’unilateralità della lesione, la riduzione del parenchima renale e la mancata associazione con formazioni cistiche in altri organi sono i principali elementi ecografici che permettono  di indirizzare verso la diagnosi di malattia multicistica. 

In caso di APKD già accertata, andranno specificati in modo particolare: le dimensioni renali, la sede delle cisti (tenendo conto che nei giovani con APKD le cisti possono essere poco numerose, ma presenti caratteristicamente nel seno e nel parenchima, che,  nei tratti in cui si evidenzia, presenta solitamente una ecogenicità accentuata), le caratteristiche del parenchima che eventualmente si evidenzia tra le cisti ( spessore – normale o ridotto-, ecogenicità corticale- grado di essa-,)  le dimensioni delle cisti più grandi, la presenza o meno di cisti complicate (sanguinamento, infezione), di litiasi, l’eventuale presenza di cisti in altri organi addominali. 

3.     Cisti renale multiloculata 

È caratterizzata dalla presenza di una tumefazione monolaterale costituita da un grappolo di numerose cisti non comunicanti tra di loro, ben delimitata da una capsula e circondata da parenchima renale normalmente funzionante. Interessa la corticale e la midollare.

Nel referto, poiché la descrizione di tale reperto potrà far concludere per cisti renale multiloculata, ma non permetterà di escludere con certezza neoplasie cistiche, almeno al primo rilevamento sarà opportuno suggerire  eventuali ulteriori accertamenti.

4.     Malattia cistica midollare o nefronoftisi 

Le dimensioni renali (normali o ridotte), la presenza di numerose cisti, in genere di dimensioni microscopiche, localizzate nella midollare, bilaterali, i margini renali modicamente irregolari sono le principali caratteristiche ecografiche che andranno sottolineate nel caso della nefronoftisi.

5.     Rene a spugna midollare

È una nefropatia policistica bilaterale con coinvolgimento esclusivo della sostanza midollare.

In questi caso il referto dovrà evidenziare il riscontro dell’aumento della ecogenicità midollare, oltre alla eventuale presenza di forme litiasiche e/o calcificazioni.

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release  1
pubblicata il  17 aprile 2011 
Da Daniela Ricciardi
Parole chiave: APKD, cisti, nefronoftisi, rene multicistico
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