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    Guida

    Guida alle malattie renali

    Le indagini radiologiche con mezzo di contrasto si possono fare nei pazienti con malattie renali?

    09 marzo 2013

    Lucia Cavallini1, Alessandra Perna2

    (1) UOS Nefrologia e Dialisi - ULSS 22, Villanfranca
    (2) Dialisi SUN, Napoli

    Che cos’è il danno renale da mezzo di contrasto iodati

    Il mezzo di contrasto (mdc) è una sostanza iodata che viene somministrato quando si eseguono alcune indagini radiologiche. Si tratta di una sostanza ben diversa da quella che viene somministrata quando si eseguono le scintigrafie o le retinografie.

    Quando il mdc viene somministrato nei vasi (vene, arterie) come ad es. per eseguire la TAC con mezzo di contrasto, l’urografia, le arteriografie, la coronarografia, può provocare danno renale da mdc, cioè un peggioramento acuto della funzione renale. Ciò accade in una percentuale variabile di pazienti, dall’1% al 15-20% secondo il tipo di radiografia, la quantità di mdc, il tipo di mdc utilizzato e le condizioni del paziente.

    • Nella maggior parte dei casi il peggioramento è transitorio e la creatininemia, il test del sangue che misura la funzione renale, scende  e torna ai valori basali in pochi giorni.
    • Alcune volte però il deterioramento della funzione renale è grave e persistente e talora è necessario ricorrere al trattamento dialitico.
    • Per prevenire il danno renale da mdc è importante identificare i fattori di rischio che sono sia legati al paziente sia legati al mdc e alla procedura di indagine.

    I fattori che favoriscono la tossicità del mezzo di contrasto

    Tra i fattori di rischio legati al paziente il più importante è la presenza di una malattia renale cronica soprattutto se l’ insufficienza renale è secondaria al diabete; altri fattori sono: la disidratazione, lo scompenso cardiaco, l’età superiore ai 70 anni, la somministrazione di farmaci che possono danneggiare il rene (antidolorifici-antiinfiammatori, alcuni antibiotici, etc.), la presenza di anemia grave, etc.

    Per quanto riguarda i fattori di rischio legati al mdc e alla procedura, il danno renale può dipendere:

    • dalla quantità di mdc e dal tipo di mdc;
    • se le indagini radiologiche con mdc sono eseguite a distanza di pochi giorni l’una dall’altra,
    • se il mdc sia somministrato per via arteriosa come è necessario nel caso di arteriografie e coronarografia

    Cosa si può fare per ridurre il rischio

    Prima di tutto va ricordato che spesso gli esami radiologici con mdc devono essere eseguiti per fortissime necessità di diagnosi e di terapia anche se il rischio di danno renale può essere molto alto. In tali casi i benefici per il paziente superano il rischio potenziale conseguente al danno renale da mdc.

    Va ancora sottolineato che in condizioni di urgenza, quando non esistono i margini per un inquadramento diagnostico, l’esame può e deve essere effettuato senza conoscere  la funzionalità renale, mettendo però in atto le azioni che si utilizzano in caso di pazienti con funzionalità renale alterata, nei limiti concessi dalle circostanze.

    Nei pazienti a rischio di danno renale da mdc, in particolare in quelli con malattia renale cronica, è necessario mettere in atto alcune norme che possono variare da centro a centro e secondo l’urgenza con cui deve essere eseguita la radiografia con mdc. Alcune di queste norme sono indicate qui di seguito:

    • Utilizzare, se possibile, indagini radiologiche alternative che non utilizzino mdc iodato;
    • idratare il paziente con liquidi per via endovenosa iniziando parecchie ore prima e proseguendo anche dopo la radiografia con somministrazione del mdc;
    • somministrare N-acetilcisteina per bocca il giorno precedente ed il giorno della radiografia ;
    • sospensione di farmaci nefrotossici: alcuni antibiotici, antiinfiammatori, antidolorifici, metformina, etc.
    • utilizzare la minima dose di mdc che garantisca un risultato diagnostico.

    È diverso se viene eseguita con la Risonanza Magnetica

    La Risonanza Magnetica RM è una tecnica di generazione di immagini molto diversa dalle altre indagini radiologiche tipo la TAC. Talvolta anche nella RM è prevista la somministrazione di un mezzo di contrasto a base di Gadolinio la cui escrezione dall’organismo avviene prevalentemente per via renale.

    Se un paziente ha una ridotta funzione renale il gadolinio viene eliminato più lentamente e ciò può favorire la comparsa di tossicità da Gadolinio a livello di vari tessuti del nostro organismo (Fibrosi Sistemica Nefrogenica).

    Per ridurre il rischio di tossicità da Gadolinio prima di eseguire una RM si adottano queste norme:

    1. si valuta la funzione del rene;
    2. si fa un’attenta valutazione del rapporto rischio/beneficio;
    3. si riduce al minimo necessario la dose di Gadolinio che si somministra;
    4. si evita di ripetere la RM con Gadolinio a brevi intervalli di tempo l’una dall’altra;
    5. si utilizzano tipi particolari di mdc con Gadolinio;
    6. nei pazienti in dialisi dopo l’esecuzione della RM con Gadolinio si effettua due sedute dialitiche, una entro 2 ore dll’esame e una seconda dialisi entro 24 ore per rimuovere rapidamente il gadolinio.
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