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    Guida

    Guida alla dialisi e al trapianto

    Donazione di rene: che rischi ci sono?

    11 marzo 2013

    Luciana bonfante

    Padova

    Perché il trapianto di rene da donatore vivente

    Nell’insufficienza renale cronica avanzata, la sostituzione della funzione renale può essere ottenuta o con la terapia dialitica o con un trapianto, ove ve ne siano le condizioni.

    Esistono due tipi di trapianto renale:

    • da donatore deceduto,
    • da donatore vivente.

    Essendo la richiesta di organi molto superiore all’offerta di reni da donatore deceduto, l’unica possibilità alternativa è rappresentata dalla donazione da vivente.

    Va considerato che più tempo si rimane in dialisi, minore é la sopravvivenza dei pazienti dopo il trapianto. Questa è una ragione molto forte a ridurre il tempo passato in dialisi. La disponibilità di un trapianto da vivente può ridurre la permanenza in dialisi o addirittura evitarla: infatti il trapianto da donatore vivente può essere effettuato prima dell’inizio del trattamento dialitico (si parla in tal caso di trapianto pre-emptive).

    In questi pazienti la sopravvivenza del rene trapiantato e di chi lo riceve si è dimostrata migliore nel lungo termine.

    In certi Paesi (ad esempio Nord Europa, USA, Giappone) dove la cultura della donazione è ben radicata, la percentuale del trapianto da donatore vivente ha superato quella da donatore deceduto; in Italia, invece, c’è poca informazione relativa a questo argomento e quindi il trapianto di rene da donatore vivente riguarda solo il 12% di tutti i trapianti di rene.

    I medici sono comunque tenuti a garantire lo stato di salute e di benessere del donatore con indagini approfondite sia prima che dopo la donazione, osservando e perseguendo il principio di non nuocere il donatore vivente. 

    Chi può donare

    Il potenziale donatore può essere un familiare (consanguineo e non) oppure una persona non parente; in ogni caso la donazione non deve comportare benefici economici o compensi di alcun genere per il donatore.

    Il potenziale donatore deve sottoporsi ad una serie di accertamenti approfonditi che comprendono esami di laboratorio, radiologici e consulenze specialistiche che ne provino il buono stato di salute; deve inoltre liberamente, spontaneamente, consapevolmente essere disponibile all’atto della donazione.

    Il donatore ed il ricevente devono infine essere valutati dall’autorità giudiziaria competente che, secondo la legge italiana, si pone a tutela del donatore.

    In generale vi deve essere compatibilità di gruppo sanguigno. Tuttavia, recentemente, grazie alla ricerca scientifica, per aumentare ulteriormente la possibilità di donazioni da donatore vivente, è possibile effettuare trapianti di rene anche in presenza di incompatibilità immunologica attraverso due modalità:

    1. trapianto cross over o “incrociato”: si tratta di un programma nazionale coordinato dal Centro Nazionale Trapianti che prevede l’inserimento di diverse coppie, provenienti da tutta Italia, in un unico registro al fine di trovare una coppia compatibile di scambio (il donatore della prima coppia donerà al ricevente della seconda coppia e il donatore della seconda coppia donerà al ricevente della prima coppia).
    2. trapianto AB0 incompatibile (coppia con gruppo sanguigno incompatibile): viene effettuato trattando il ricevente con una terapia desensibilizzante che inizia con farmaci circa un mese prima del trapianto e comprende pochi giorni prima anche la plasmaferesi, al fine di rimuovere gli anticorpi diretti contro il donatore.

    Valutazione medica

    La valutazione medica del donatore é molto accurata allo scopo di individuare ed escludere soggetti portatori di malattie o condizioni che lo rendano incompatibile con la donazione, quali:

    • malattie renali
    • tumori in atto o già curati, ma con un periodo di osservazione non abbastanza lungo e quindi rassicurante sul fatto che vi sia stata guarigione
    • disturbi psichici del comportamento
    • uso di droghe
    • importanti malattie respiratorie o cardiovascolari
    • ipertensione arteriosa che abbia danneggiato altri organi
    • diabete mellito
    • obesità
    • età inferiore a 18 anni
    • gravidanza
    • malattie sistemiche con interessamento renale
    • tendenza alla trombosi
    • infezioni attive
    • epatite B, epatite C e infezione da HIV
    • evidente coercizione (il donatore si sente obbligato e non vi è libera convinzione a donare)

    Richiedono una particolare attenzione:

    • la funzionalità renale (clearance della creatinina) del donatore che non deve essere inferiore a 80 ml/minuto
    • la proteinuria che non deve essere maggiore di 300 mg/24 ore
    • l’analisi del sedimento urinario che non deve mostrare alterazioni patologiche

    Valutazione collegiale

    Per rilasciare o meno l’idoneità alla donazione, la valutazione del potenziale donatore viene effettuata collegialmente da:

    • un Nefrologo,
    • un Chirurgo trapiantatore,
    • uno Psicologo,
    • una commissione detta di “Parte Terza” composta da un Medico legale, uno Psicologo, un Esperto di Etica,
    • un Magistrato,

    Il potenziale donatore può in qualsiasi momento dell’iter di valutazione, ritirarsi liberamente dal proposito di donare senza alcun timore e senza alcuna conseguenza.

    Quali sono i costi economici per il potenziale donatore

    Il Sistema Sanitario Nazionale prevede la totale esenzione dal ticket per tutte le indagini necessarie alla valutazione clinica e al successivo follow-up nefrologico.

    Come avviene l’intervento chirurgico

    Il donatore viene sottoposto ad espianto del rene scegliendo, per la donazione, il rene meno funzionante (tutti noi abbiamo un rene che fisiologicamente funziona un po’ meno dell’altro); questo per mantenere al donatore stesso una buona funzionalità renale residua.

    L’intervento di donazione si chiama nefrectomia. Tale intervento viene eseguito in anestesia generale e, a seconda dell’anatomia renale del donatore,

    • per via lombotomica (attraverso una incisione sul fianco, al di sotto della XI costa) o
    • per via videolaparoscopica (intervento chirurgico addominale senza apertura della parete addominale; effettuato utilizzando una telecamera collegata ad un monitor e sottili strumenti chirurgici introdotti in cavità addominale attraverso piccoli fori effettuati nella parete stessa – vedi figura).

    La degenza post-operatoria è di circa una settimana.

    Quali sono i rischi per il donatore

    Si può vivere normalmente con un solo rene, se ben funzionante.

    I rischi dovuti all’operazione per il donatore di rene sono modesti e simili a quelli di un qualsiasi intervento chirurgico in una persona in generale benessere.

    Per quanto riguarda i rischi a lungo termine, una selezione accurata del donatore permette che le conseguenze siano molto scarse. I donatori presentano una sopravvivenza comparabile, se non migliore, a quella della popolazione generale. Il calo della funzione renale può essere, in rari casi, secondario alla comparsa di obesità o di malattia renale familiare silente

    Il donatore in seguito alla nefrectomia verrà seguito con controlli annuali con

    • visite ambulatoriali,
    • esami bioumorali (creatininemia, uricemia, clearance della creatinina, esame urine, proteinuria 24 ore)
    • esami strumentali (ecografia renale).

    Al donatore, inoltre, viene consigliato di seguire alcune norme per ridurre il rischio di sviluppo di malattie renali e cardiovascolari:

    • dieta normo/iposodica e ipocolesterolemica,
    • adeguata idratazione,
    • moderata attività fisica,
    • evitare il fumo,
    • moderata assunzione di alcol,
    • monitoraggio domiciliare dei valori pressori.

    Dopo la donazione non sono state evidenziate limitazioni riguardanti l’attività lavorativa o fisica, la vita di relazione o di coppia.

    La qualità di vita dei donatori è superiore o, di certo, non inferiore a quella della popolazione generale, trovandosi essi in condizioni fisiche e mentali ottimali.

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